Apri spazio al legame consapevole

 

Su APRISPAZI ci occupiamo di liberazione, di spazi interiori e reali da riaprire, semplificare, alleggerire, abitare in modo nuovo. 

Ma non sempre ciò che pesa è visibile. A volte il peso che ci opprime, che ci toglie respiro, che ci intrappola in confini che non vediamo, ma sentiamo … è una relazione.

Per questo oggi vogliamo parlare di relazioni tossiche e disfunzionali. Non per etichettare o giudicare, ma per fare luce. Perché aprire spazi, a volte, significa anche riconoscere che un legame non ci fa bene ed è fonte di profondo malessere.

Relazioni da mancanza o da integrità?

Ci sono due principali motivazioni che ci muovono verso una relazione.

La prima nasce dalla mancanza. È quando sentiamo di non bastarci, quando cerchiamo nell’altro un pezzo di noi che crediamo di non avere. È un movimento che parte dal bisogno, dal vuoto, dalla ferita. Cerchiamo una “metà”, ma non per condividere: per colmare. Relazioni così, anche se inizialmente intense, finiscono spesso per diventare appigli, stampelle emotive. Si costruiscono su una base fragile: la dipendenza.

Questo concetto è ben esplorato da Robert W. Firestone nel suo lavoro sulla dipendenza emotiva, dove afferma che “cerchiamo inconsciamente nell’altro ciò che sentiamo mancarci dentro” (The Fantasy Bond, 2007).

L’altra motivazione nasce dall’integrità. Quando siamo in contatto con noi stessi, quando ci sentiamo completi e radicati nella nostra presenza, non abbiamo bisogno dell’altro per “sentirci interi”.  In questo caso, il legame nasce per scelta, non per necessità. È l’incontro tra due persone che stanno bene con sé stesse, che si bastano, ma decidono comunque di camminare insieme. Non per riempire vuoti, ma per condividere. Quando partiamo dalla nostra interezza, ogni relazione diventa uno scambio, non una compensazione.

Come sottolinea anche Erich Fromm in L’arte di amare (1956): “L’amore maturo è unione a condizione di preservare la propria integrità, la propria individualità.”

Questo principio non vale solo per le relazioni di coppia, ma si estende a tutti i legami affettivi: familiari, amicali, professionali.

Essere consapevoli di cosa ci spinge verso l’altro è il primo passo per costruire relazioni sane. Quando ci avviciniamo per mancanza, è facile attivare dinamiche compensative che, se protratte nel tempo, possono evolversi in dipendenza affettiva. E quando la dipendenza prende il sopravvento, la relazione può diventare tossica, intrappolandoci in legami che ci allontanano da noi stessi anziché avvicinarci.

Secondo Craig Malkin, psicologo e autore di Rethinking Narcissism (2015), “una relazione diventa tossica quando ci troviamo costantemente a mettere in discussione il nostro valore o a censurare la nostra autenticità per adattarci all’altro.”

E’ assolutamente naturale attraversare periodi di tossicità in una relazione ma se gli effetti sono prolungati nel tempo allora la tossicità determina la relazione.

In una relazione tossica le persone non si sostengono a vicenda, spesso emergono dinamiche di svalutazione, conflitto, competizione e mancanza di rispetto. E’ un legame che invece di nutrire, svuota.

Questo tipo di relazioni prendono tutto lo spazio. Diventano totalizzanti, ma in modo sbilanciato. Si manifestano soprattutto in comportamenti di gelosia finalizzati al controllo dell’altro, talvolta per sopperire a insicurezze profonde o fragilità non riconosciute.

Non esiste la relazione perfetta, ma ci sono relazioni che diventano gabbie. Quelle tossiche si riconoscono da un sottofondo costante di emozioni spiacevoli: tristezza, frustrazione, paura. 

Eppure, invece di portare ad un allontanamento, come ci si aspetterebbe,  queste emozioni rendono i/le partner sempre più interdipendenti. È un paradosso: più si sta male, più si resta.

Riconoscere una relazione tossica è il primo passo per fare spazio a qualcosa di diverso. 

Una relazione tossica non ci rende autentici. Ci costringe a restringerci, a trattenere chi siamo, blocca la creatività, ci priva di sostegno, rispetto e leggerezza. Quando mancano coesione, ascolto e cura — e al loro posto troviamo controllo, svalutazione o silenzio — quella relazione non ci sostiene. Ci consuma.

Oggi la parola “tossica” è entrata nel linguaggio comune, spesso usata con leggerezza. Ma dietro questa definizione si nasconde un intreccio profondo di dinamiche complesse, che parlano molto più di noi che dell’altro. Spesso sono legami che riflettono ferite non guarite, parti di noi ancora fragili.

Forse la domanda da cui partire non è “Perché l’altro si comporta così?”, ma piuttosto:
“Perché continuo ad attrarre questo tipo di relazioni?”

La verità è che, in modo consapevole o meno, partecipiamo alla costruzione dei legami che viviamo. Quando non affrontiamo le nostre insicurezze, le nostre dipendenze emotive, i nostri vuoti, finiamo per cercare nell’altro una compensazione. E costruiamo legami che ci rispecchiano proprio lì dove non siamo ancora liberi. Riconoscerlo non è colpa, ma un atto di riappropriazione di una forza che spesso dimentichiamo: il nostro potere personale.

Quando aumentiamo il nostro potere personale, cambiano anche i legami che attraiamo.
Perché smettiamo di cercare chi ci completa, e iniziamo a incontrare chi ci rispetta.
Non abbiamo più bisogno di incastrarci, né di dimostrare niente.
Perché abbiamo già scelto di bastarci.

Per questo su APRISPAZI crediamo fermamente che in ogni relazione – in qualunque aspetto della vita – si debba sempre partire da sé. Dalla propria consapevolezza. Dal proprio spazio interiore. Solo così si può davvero crescere, evolvere, essere felici.

Aprire uno spazio interiore significa fare spazio alla possibilità di scegliere da un luogo più autentico.

Per aiutarti nel percorso di consapevolezza,  APRISPAZI vuole offrirti uno strumento:

un semplice questionario pensato per accompagnarti a guardare con più chiarezza la relazione che stai vivendo.

Non per etichettarla, ma per sentirla davvero. Prenditi un momento per te. Ascoltati. Guardiamo insieme più da vicino clicca QUI

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